11. La penna di Michele

Come tutte le sere, Coniglietto Michele si apprestava a preparare lo zaino di scuola per il giorno seguente. "Oh no, al diavolo, ho dimenticato di dire alla mamma di comprarmi una biro ... domani la maestra si arrabbierà con me. E ora come faccio?". Michele andava bene a scuola e si impegnava in tutte le materie tranne che in matematica, perché, ahimè, la detestava proprio.

"Dai, Michele, la cena è in tavolaaa!" " Si freddaa!" continuavano ad imprecare mamma e papà. "No, aspettate; devo fare un salto qui all'angolo del bosco, al negozio di Gaetano. Speriamo sia ancora aperto. La maestra ci ha raccomandato di portare a scuola una biro nera per domani. A dopo!" e si incamminò.

Da lontano vide Tasso Gaetano con la sua grossa pipa in bocca che ripuliva il negozio; aveva già abbassato una delle saracinesche. Il suo negozio veniva rifornito dal nonno di Michele che si chiamava Max e che era molto legato al nipotino; per questo il nostro coniglietto comprava lì il materiale scolastico, perché sapeva che era di qualità. "Aspetta amicooo!!! Sono ancora in tempo?" "Ma certo" lo rassicurò Gaetano. "Entra caro, dimmi tutto". "Ho bisogno di una biro nera, la migliore sul mercato". "Sei fortunato ragazzo, erano finite; questa l'ha riportata indietro un'ora fa Ghiro Natalino perché ha detto che non gli serviva più". Il coniglietto sorrise, impugnò il pacchetto e tornò a casa.

La mattina seguente, come tutte le mattine, andò a scuola. Quel giorno era agitato: lo attendevano due lunghe ore di matematica e tutte le volte che la maestra lo chiamava alla lavagna per risolvere un calcolo matematico, lui puntualmente sbagliava e i compagni ridevano divertiti; specialmente le due oche Giulia e Gianna, che erano conosciute in tutta la scuola perché erano due antipatiche, pettegole e somare.

"Michele, vieni alla lavagna, è il tuo turno. I tuoi compagni sono pregati di fare silenzio e, mi raccomando, non si ride quando un compagno sbaglia".


La maestra Anna era una talpa di mezza età, con tanti tatuaggi colorati che le ricoprivano il corpo; amava molto il suo lavoro e ancor di più il Preside della scuola, Lupo Tonino, con il quale era ormai sposata da ben venticinque anni. Ma torniamo a noi: Talpa Anna aveva già dato per scontato che il nostro coniglietto non sarebbe stato in grado di risolvere il quesito matematico!

"Sono proprio una frana" pensava Michele demoralizzato. "Avrei dovuto impegnarmi ed esercitarmi a casa ...". Si girò per cercare lo sguardo comprensivo della maestra quando vide la sua biro nera uscir fuori dall'astuccio appoggiato sul banco, ondeggiare verso di lui e posarsi nel palmo della sua mano destra.

La biro prese a parlare con la sua vocina sottile e gli disse:

"Ehi, scccccccc, non devi temere,

ora sfodero il mio potere;

equivalenze e calcoli tu farai,

senza errori, come non mai!".

"Silenzio ! Michele si deve concentrare ... non disturbatelo!" sentenziò la maestra. "Poi se si impegnasse di più ... vero caro?". In un battibaleno il nostro amico aveva risolto tutto, scrivendo alla velocità della luce. Un boato si alzò all'interno della classe: "Ooooooooohhhhhhh! Ma come ha fatto a scrivere così velocemente?" farfugliò Bruna la lucertola alla sua vicina di banco. "Non so, non è mai successo", rispose la lumaca Tina.

"Tutto corretto Michele, bravissimo ! Hai studiato tanto allora, vero?" chiese la maestra. "Mmm, sì, i..i..iooo, non saprei ... ehm ... sì!".

Michele era perplesso. "Ma che cosa diavolo era successo?". Intanto la biro, sorridendogli, volteggiava nell'aria, ridacchiava, faceva le pernacchie, per poi tornare dal suo padrone...

(prosegue nella raccolta "Mi rifugio in una favola")